VOLTA

Much more than a cabinet

Realizzata dallo studio di architettura luoghiCOMUNI e presentata da Uno Contract durante la Milano Design Week 2025 al Park Hyatt Milano, Volta trascende il ruolo funzionale di un semplice mobile, trasformandosi in un oggetto di contemplazione e riflessione. Non è solo un complemento d'arredo, ma un’esperienza sensoriale che invita chi lo osserva a interagire con esso, suscitando emozioni e stimolando un dialogo profondo con il concetto di tempo e di lusso.

Il Tempo e il Lusso intangibile

Volta non è solo un oggetto di design, ma una riflessione sul concetto di lusso e di tempo. Questo mobile sfida la tradizionale concezione del lusso come qualcosa di posseduto, mettendo in evidenza la bellezza di ciò che è sfuggente e inafferrabile. La sua forma iconica e il suo design evocativo parlano di un lusso che non può essere toccato o trattenuto, ma che si vive attraverso l’esperienza.

In un mondo sempre più orientato verso l’immediato, Volta ci invita a rallentare, a prenderci il tempo di osservare, ascoltare e vivere. Il lusso qui è inteso come un’esperienza sensoriale che non dipende dalla quantità di oggetti posseduti, ma dalla qualità dell’interazione con il momento, con l’oggetto e con lo spazio che lo ospita. Volta diventa così simbolo di un lusso nuovo, che risiede nella contemplazione e nell’attesa, nell’incapacità di possedere qualcosa che, in realtà, è sempre già oltre la nostra portata.

L’archetipo della Volta

Volta trae ispirazione dall’archetipo architettonico della volta, simbolo di grandezza, protezione e durabilità, elementi fondamentali nella storia dell’architettura. La volta non è solo una struttura di sostegno, ma un’idea che evoca l’immagine di un rifugio, di uno spazio sacro e monumentale, capace di sfidare il tempo. In questa creazione, la volta diventa simbolo di una bellezza senza tempo, che trascende la sua funzione originaria, rappresentando il valore di ciò che non si può possedere completamente.

Nel design di Volta, questa forma iconica viene reinterpretata in chiave contemporanea: la struttura in ottone acidato, con la sua finitura che ricorda l’invecchiamento del tempo, evoca proprio l’autorevolezza delle antiche volte architettoniche, mentre la base in alabastro illuminato aggiunge una dimensione luminosa che fa riflettere l’idea della luce che filtra attraverso le aperture di una volta, come un raggio che penetra in uno spazio sacro.

Le finiture

La progettazione di Volta si distingue per l’uso di materiali ricercati e tecniche artigianali di alta qualità. La struttura in ottone acidato si caratterizza per una finitura che esalta la matericità e la solidità, conferendo al mobile un aspetto viscerale, quasi primordiale. Questa finitura è stata messa a punto dalla UNO per conferire all’ottone un aspetto che emani una sensazione di mistero e di presenza tangibile, come se il tempo stesso avesse inciso sulla sua superficie.

La base in alabastro illuminato, attraverso la sua luce morbida e avvolgente, crea un’atmosfera incantevole, amplificando il gioco di ombre che si sprigiona nell’ambiente. Un altro elemento distintivo è il fondo in antic mirror, che riflette la realtà in modo distorto, dando vita a una dimensione onirica e sussurrata.

Le catenelle in metallo scintillante completano l’opera, creando una cascata di luci che incanta e trasporta chi le osserva in una sorta di trance sonora e visiva. Il loro movimento delicato, accompagnato dal sottile tintinnio che produce, aggiunge un ulteriore livello di intimità all’esperienza.

La combinazione di questi materiali crea un contrasto affascinante, tra solidità e fluidità, luce e ombra, realtà e sogno.

Connessione intima

L’idea di “non possesso” che emerge da Volta invita alla contemplazione, a un’intimità con l’oggetto che non si rivela immediatamente, ma che si svela lentamente attraverso il tocco, il movimento delle sue catenelle scintillanti, e il suono che essi producono.

Il fatto che Volta stimoli un’esperienza multisensoriale, in cui il movimento, il suono e la luce giocano un ruolo fondamentale, lo rende un pezzo che non può essere semplicemente “posseduto”, ma vissuto e contemplato. È come un’installazione artistica che invade lo spazio, ma al tempo stesso lo trasforma in qualcosa di etereo e sfuggente.

C’è una connessione intima tra l’oggetto e l’osservatore, un legame che si costruisce attraverso il tempo e l’interazione. È interessante anche come il mobile metta in discussione il concetto di possesso, quasi come se fosse un invito a vivere nel presente e a godere della sua bellezza senza cercare di “trattenerla”. Un lusso che sfida le aspettative della materialità.

CREDITS
regia: Maya Grassa